Una leggera fragranza appena avvertita, un profumo sottile di cui si ha solo sentore, sono sufficienti perché i nostri ricordi ci vengono incontro evocati da una sensazione che quasi ci sfugge… le violette sono un annuncio di primavera sebbene il calendario astronomico segna l’inverno.
La violetta viene raccontata nei miti, soprattutto greci, nelle leggende e nella storia, nelle opere di Shakespeare e nei quadri del Botticelli, negli arazzi Millefiori e in tante raffigurazioni pittoriche, musicali e poetiche, legate alla sua leggiadria, forma e colore.
La violetta fu dapprima usata come pianta medicinale, di cui si adoperavano i fiori insiemi alle radici per le loro qualità terapeutiche. Il fiore in confetteria, i fiori e le foglie per i bouquet e per l’uso in profumeria. A Madrid come a Genova le violette erano utilizzate per fare caramelle, canditi, sciroppi, tutti prodotti a partire dal fiore naturale; in casa si possono preparare facilmente la gelatina e il gelato alla violetta, come pure il semifreddo e lo sciroppo.
Dal 1857 le pastiglie sono il prodotto di confetteria più antico e caratteristico delle Pastiglie Leone. Queste piccole delizie sono prodotte con estratti ed aromi per far risaltare la fragranza e il profumo della violetta. Uno dei miei profumi a bottega richiama attraverso l’olfatto il sapore delle pastiglie Leone, si chiama Duchessa di Parma, una violetta gourmand si dice in gergo, una sinestesia olfattiva. Il profumo della violetta è legato alla città di Parma da più di due secoli e precisamente da quando la Duchessa Maria Luigia giunse in città per poi circondarsi di violette sotto forma di profumo, addobbi e stemmi del Ducato.
La coltivazione delle violette divenne il simbolo della città emiliana e fu creato per lei un profumo la cui formula arrivò nelle mani di Borsari, chi non conosce la violetta di Borsari, il profumo delle nonne? La ditta Borsari rese famosa la profumeria di Parma in tutto il mondo, non solo per la fragranza ma anche per il disegno dei flaconi e la grafica delle etichette. Fra i flaconi più belli della collezione Borsari emblematico è quello che contiene il profumo in una bottiglia di vetro trasparente a forma di mazzetto di violette dal lungo gambo.
Anche Napoleone amava molto il profumo alla violetta e ancor più di lui, la sua seconda moglie l’Imperatrice Eugénie, che con il suo charme ed eleganza conquistò la Francia e l’Europa intera: Rancé a tutt’oggi le ha dedicato la fragranza che porta il suo nome.
Nel sud della Francia a Grasse la coltivazione delle violette è molto estesa e la varietà è quella ‘di Parma’: ai primi di marzo finita la raccolta del fiore reciso si inizia la falciatura delle foglie che vengono portate in giornata nei depositi per l’estrazione di una concreta molto utilizzata per il profumo.
I costituenti profumati si trovano sia nelle foglie che ne petali, l’olio essenziale ricavato dalle foglie è di colore verde con un aroma deciso, mentre quello dei fiori e di colore giallo-verde, con un aroma floreale ricco e dolce.
Nella Belle Époque la materia più preziosa della tavolozza del profumiere era l’essenza di violetta, la cui distillazione aveva un rendimento minimo e il prezzo esorbitante, quindi per far fronte alla domanda i chimici del tempo cercarono di trovare molecole che riproducessero il suo odore.
Nel 1892 Tiemann scoprì lo ionone beta (ION dal greco, violetta) una molecola di sintesi che ha l’odore tra la violetta e l’iris, poi fu perfezionata nel 1897 da De Laire, una molecola metil ionone con note più legnose e fiorite… La violetta, insieme alla polvere di iris, si usano molto nei profumi cipriati, i profumi dei cosmetici, delle ciprie in particolare.
In Violette di Molinard la violetta è assoluta protagonista ed è un profumo irrinunciabile per le amanti del particolare effluvio emanato da questo fiore, mentre in Cuir Blanc di Evody la violetta è fumeé, ovvero le foglie di violetta formano un connubio tra delicatezza e sensualità con le note di cuoio di Russia; ma la violetta non è solo prerogativa femminile, le foglie di violetta con sfumature legnose conferiscono al mitico Faharenheit di Dior l’eleganza e l’unicità che lo contraddistingue.
Quale posto migliore di un giardino in una Abbazia per andare a raccogliere un mazzolino di violette? Io mi rifugio qui, all’Abbazia dei Sette Frati, Agriturismo FRATRES di Annalisa, con lei organizzo dei workshop sui profumi in giardino per gruppi in visita. Si è creata subito una sinergia olfattiva che è possibile vedere nelle foto dei post della sua pagina facebook tra affreschi delle volte dipinte, respirando un’atmosfera medievale con il giardino officinale, ricco di erbe aromatiche rigogliose e profumate, per poi visitare il frantoio che si trova nell’antico refettorio dell’abbazia all’interno del chiostro, la chiesa e la cripta.
Concludo con una frase di Suskind dal libro ‘Profumo’: l’anno cominciò con la marea gialla delle cassie, con i giacinti, con la fioritura delle violette e con i narcotici narcisi.